Il poeta inglese Francis Quarles diceva che “la rabbia può nutrirsi di te per un’ora, ma non giacere per una notte; la continuazione della rabbia è odio, la continuazione dell’odio diventa cattiveria”, ricordando che prima della cattiveria c’è l’odio e prima ancora la rabbia. Oggi potremmo aggiungere che prima della rabbia troviamo altri sentimenti che vanno da quelli più semplici come il senso di ingiustizia a quelli più patologici come la gelosia e l’invidia. E’ bene anche sottolineare che la cattiveria è presunzione, frustrazione, insoddisfazione, ma soprattutto infelicità.
I sentimenti generatori, nascono solitamente dalla solitudine e dalla tristezza, che sono modo per salvaguardare il proprio stato. Per questo motivo, chi esprime cattiveria ha bisogno di esserlo per sentirsi gratificato, quindi le azioni cattive hanno lo scopo di soddisfare l’Io della persona. La cattiveria, però, è pericolosa essendo capace di manipolare ogni nostro pensiero.
Ad esempio in campo sentimentale, la cattiveria può essere fomentata dal sentimento dell’invidia che spesso viene anche descritta come gelosia, ovvero come ostilità nei confronti di chi potrebbe sottrarre al geloso qualcosa che questi già possiede. La gelosia si divide in desiderio di possedere ciò che gli altri possiedono (o che gli altri perdano ciò che hanno) e nella paura di perdere ciò che si ha. Quindi nella gelosia amorosa, vi è un’emozione che va dall’ansia all’angoscia, causata dal vissuto emotivo di aver perduto la persona amata, da sentimenti ostili verso il rivale, da un atteggiamento autocritico volto ad attribuire a sé stessi la responsabilità della perdita affettiva.
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