Con i cambiamenti di abitudini, quelli sociali e culturali, oggi più che mai risulta complicata la vita di relazione. Un tempo, chi decideva di non sposarsi, veniva chiamato scapolo o zitella. Oggi il termine è cambiato e si chiamano single e l’aggettivo che maggiormente gli si accosta è “libero”. Dopo che il matrimonio ha rappresentato per secoli l’unico modo per essere indipendenti e per iniziare una propria vita, oggi la condizione di single, evoca uno stato quasi di privilegio, di leggerezza, di possibilità di vera realizzazione. Ma perché? Che cosa passa nella mente umana per ricercare la realizzazione nel distacco?
La prima cosa è quella di sentirsi sicuri con se stessi, ovvero di credere in se stessi: “io posso farcela anche senza i miei genitori!” (definire e limitare la prima relazione di dipendenza), che nel matrimonio come uscita dalla famiglia di origine, si trasformava in spostamento da una dipendenza ad una interdipendenza tra due giovani adulti. Oggi la vita da single dovrebbe permettere una vera affermazione di sé, ma in verità i single non fanno qualcosa di tanto diverso. Infatti vivono la loro autonomia, creandosi altre dipendenze (gli amici della palestra, del ballo, della formazione, degli hobby…) senza rendersi spesso conto che in questo modo riempono il vuoto dell’assenza di relazione, circondandosi di amici o peggio ancora di conoscenti, per passare qualche ora fuori da una casa vuota. L’unica differenza è che una relazione non affettiva essendo meno compromettente e impegnativa di una storia d’amore, potrà essere abbandonata e cambiata con molto facilità, usando la scusa: “non era il mio hobby… non andiamo d’accordo…” etc. etc. permettendosi un ricambio continuo di volti ed esperienze.
Allora, quando oggi penserai a quello che stai facendo, cerca di capire il motivo per cui lo fai e soprattutto quello di cui hai veramente bisogno.
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