Comuicazione e accettazione di massa

 

Già all’inizio del secolo scorso, Le Bon affermava che per essere seguiti, il comunicatore deve saper cogliere i desideri e le aspirazioni segrete della folla e proporsi come l’incarnazione di tali desideri e come colui che è capace di realizzare tali aspirazioni. Freud aveva osservato che la folla si distingueva molto nettamente dalla somma degli individui isolati così che la personalità di ciascun individuo svanisce, dando vita ad una sorta di “anima collettiva”.l-ultimo-pastore-il-gregge-di-pecore-di-renato-zucchelli-per-le-strade-di-milano-258365 Infatti l’individuo nella folla, se da una parte prende coscienza della propria individualità dall’altra, allo stesso tempo si lascia trascinare da quello che gli altri fanno o dicono. Per questo motivo la risposta ai “propri” desideri diventa una mera illusione. Le folle non si lasciano influenzare dai ragionamenti. Le folle sono colpite soprattutto da ciò che c’é di “meraviglioso” nelle cose. E’ molto più facile pensare per immagini, facendo si che queste immagini si succedono senza alcun legame. Infatti l ‘immaginazione popolare é sempre stata la base della potenza degli uomini di Stato, dei trascinatori di folle, che il più delle volte, non sono intellettuali, ma uomini d’azione.

Le folle allora, vengono definite “poco inclini al ragionamento ma adattissime all’azione”, perché spinte dall’istinto. Ogni folla ricerca poi sempre l’autorità di un capo, di un trascinatore; la sua volontà infatti costituisce il nucleo attorno al quale nascono e si identificano le opinioni.

Nell’Io individule scatta quindi l’identificazione e la ricerca di un “Io ideale”. Nego quello che penso per uniformarmi a quello che il gruppo pensa senza ragionare sul suo significato. In pratica la mente accetta passivamente l’idea di un trascinatore.

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roberto.ercolani@psicologoweb.net
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