Provare fiducia è una caratteristica dell’essere umano, il quale viene al mondo già predisposto a provare forti legami verso i suoi simili. E’ una capacità che ha bisogno di essere esercitata, dopo che si consolida nel rapporto che il bambino appena nato instaura con la madre.
Eppure, fidarsi pienamente degli altri non è facile, spesso a causa delle esperienze di vita vissute. Si pensi solo ai detti popolari quali “fidarsi è bene, non fidarsi è meglio” o “chi fa da sé fa per tre” che inducono a riflettere a lungo prima di dare credito al prossimo.
Esiste un “ideale” di persona in cui riporre fiducia, che corrisponde a quella che sa appagare il nostro bisogno di essere ascoltati e sostenuti. Questo dipende dalla sua capacità di rispondere positivamente a tre nostre esigenze:
a) Empatia. Ovvero quella capacità di attenzione e di comprensione affettiva.
b) Non direttività. E’ quella qualità che incoraggia a una maggiore apertura, non giudicando o criticando.
c) Discrezione e riservatezza. Che facilita l’espressione delle emozioni e dei fatti che le hanno suscitate, perché pone la persona nella condizione di poter liberamente parlare di sé, con la consapevolezza di essere rispettata e protetta sia per ciò che dirà ma anche per ciò che non vorrà dire.
Quando queste tre esigenze vengono rispettate, ci viene data la possibilità di aver fiducia nel nostro interlocutore.
La fiducia rappresenta quindi un principio fondamentale su cui si deve fondare una efficace relazione terapeutica. Lo psicologo-psicoterapeuta, rispetta le prime due esigenze secondo la propria formazione, mentre per quanto riguarda la discrezione e la riservatezza, queste vengono assicurate dal codice etico e deontologico a cui tutti gli psicologi regolarmente iscritti all’ordine degli psicologi, devono aderire (pena la radiazione con la conseguente inabilità alla professione).
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