Con la fine della scuola inizia il tempo della spensieratezza per chi ha tenuto la testa sui libri per tutto l’inverno. Feste in spiaggia, eventi mondani, occasioni per non pensare… sembra tutto normale, ma normale può non esserlo! Statisticamente per un ragazzo che comincia a fumare nella prima adolescenza, dai 13 ai 15 anni, il rischio di sviluppare un abuso di sostanze (generico, non solo da marijuana) entro i 28 anni è quasi del 70%. Rischio che invece che scende intorno al 40% per i giovani che iniziano dai 15 ai 17 anni.
Questi dati sono allarmanti per due motivi: nessuno è immune al rischio di imbattersi nel pericoloso mondo delle dipendenze e sembra che la scuola sia sempre meno in grado informare e di proteggere i ragazzi.
Il problema è sempre esistito, ma quello che nel tempo è cambiato è la facilità di accesso alle sostanze e la paura di parlarne da parte degli educatori (insegnanti e genitori). Solo pochi decenni fa, erano pochi e ben definiti i luoghi in cui andare alla ricerca delle sostanze, oggi si potrebbe quasi dire che esistono rivenditori specializzati ovunque, basta infatti avere un minimo di attenzione e di conoscenza per poter aver accesso a qualsiasi tipo di sballo.
Sfortunatamente, dietro questa voglia da ragazzi, cresce la malavita e il crimine organizzato che sfrutta il commercio delle sostanze per far crescere i propri loschi interessi. Le forze dell’ordine fanno del loro meglio per poter seguire i movimenti e tracciando gli scambi cercare di arrivare ai punti apicali della piramide, ma per ogni successo esistono centinaia di impuniti che continuano nei loro affari. L’unico modo per interrompere questo circolo vizioso è allora insegnare ai ragazzi il significato di sapersi divertire, che non per forza deve corrispondere allo sballarsi. Per permettere questi, i “grandi” dovrebbero essere capaci di insegnare l’incontro, l’intraprendenza, la creatività, i valori principali su cui basare la propria esistenza. Ma siamo convinti di essere sempre il miglior esempio?
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