L’amore, rappresenta il bisogno e la capacità di trascendere dal vivere per se stessi, creando la realtà del “noi”. Quando, però, si altera l’equilibrio tra il dare e il ricevere, cioè tra il proprio confine e lo spazio condiviso, l’amore può trasformarsi, in una gabbia senza futuro, con pareti fatte di incertezze e dolore. Lo squilibrio può essere individuato in entrambi i versi: nel pretendere troppo dall’altro e nel dare troppo all’altro. Infatti chi è “padrone” del rapporto (pretendere) non si accorge dei bisogni dell’altro; mentre chi è costantemente presente (dare) tende ad annullarsi per l’altro senza permettersi la possibilità di ascoltarsi. In entrambi i casi, esiste uno squilibrio che non consente la crescita della coppia.
Le relazioni vieni vsita, dunque, come il faro che guida le scelte personali, senza però dare la possibilità di valutare il benessere assoluto della coppia. Viene quindi fatta una scelta che è funzionale al momento ma non alla maturazione della relazione stessa.
La chiave di distinzione tra relazione sana e problematica, sta allora nel grado di autonomia dell’individuo e nella sua capacità di trovare un senso in se stesso. Insolitamente da quanto si crede, l’amore nasce dall’incontro di due unità, non di due metà. Solo coloro che si percepiscono nella loro completezza potranno donarsi senza annullarsi. Ricordiamoci quindi che la dipendenza affettiva non è un fenomeno che riguarda una sola persona, ma è una dinamica di coppia: la dipendenza si alimenta del desiderio di essere amati proprio da chi non ci ricambia in modo soddisfacente, e cresce in proporzione al rifiuto.
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