L’isolamento emotivo o quello sociale possono determinare uno dei mali psicologici più difficili da contrastare. Bisogna però distinguere l’essere soli dal sentirsi soli. Ci si può infatti mettere nella condizione di stare isolati senza essere soli e sentirsi soli anche in mezzo a una folla. Se nella prima possiamo parlare di una condizione umana in cui ci si isola, la seconda invece rappresenta una vera e propria psicopatologia.
Ma perché ci si isola patologicamente? Spesso accade perché le persone non hanno affetti con i quali condividere la vita o non si riconoscono nei valori degli. Un isolamento legato alla mancanza di comunicazione tra persone che vivono esistenze parallele ma senza entrare in rapporto tra loro. La solitudine è quindi dovuta dal fatto che non vengono soddisfatte due importanti esigenze della nostra mente, e cioè la necessità di attaccamento affettivo e la necessità di vivere in un ambiente ricco di stimoli.
Stare da soli ogni tanto è utile, perché permette di riflettere e ci porta a una maggiore consapevolezza di noi stessi. La solitudine però diventa deleteria sia quando viene eccessivamente ricercata, sia quando diventa una difesa contro un mondo che fa paura. Infatti chi si sente solo ha la convinzione di non piacere a nessuno e quindi di non voler disturbare. Sono persone che la maggior parte delle volte affermano che la solitudine è una loro scelta e stanno bene, la verità è che mentono a se stessi. Perché una cosa è prendersi del tempo per se stessi, un’altra è essere sempre soli. C’è una bella differenza.
Se pensate di vivere in solitudine bisogna prima di tutto riprogrammare la propria vita con dei nuovi obiettivi che ovviamente siano raggiungibili a breve nei campi della vita: gli affetti, il lavoro, gli hobby o le passioni.
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