Secondo molti autori ogni qual volta una persona non riesce a raggiungere i propri obbiettivi, proverebbe uno stato di frustrazione, con conseguente aumento dell’aggressività.
Freud fu tra i primi ad occuparsi di aggressività e da subito la definisce come dimensione orientata alla distruzione portando a proiettare l’aggressività e la distruttività verso l’esterno in quanto per l’uomo saranno gli altri ad essere aggressivi e distruttivi, pertanto minaccianti.
Successivamente Fromm distingue due tipi di aggressività: quella di tipo filogenetico e necessaria alla sopravvivenza della specie e quindi adattiva, come attaccare e fuggire e quella “maligna”, quasi esclusiva della specie umana ed assunta dall’autore come patologia del carattere, poiché distruttiva e disadattiva.
Secondo Kohut la distruttività umana, per mezzo dell’aggressività, si sviluppa in seguito a fallimenti relazionali precoci. Pertanto in Kohut troviamo l’aggressività come espressione di una ferita narcisistica e questa aggressività sarà tanto più violenta quanto più vi è un investimento sul proprio narciso.
In contrapposizione alla aggressività abbiamo le scelte altruistiche che sono quelle che tendono ad aiutare gli altri in maniera disinteressata. Ma per capire l’altruismo dobbiamo essere empatici, cioè capaci di un‘immediata intuizione e partecipazione emotiva agli stati affettivi altrui.
Per questo motivo è possibile capire la propria aggressività riuscendo a dare un senso agli eventi attraverso una corretta costruzione di significato. Questo può essere raggiunto con una coerente narrazione degli eventi della propria esistenza fino alla ricostruzione e modifica delle componenti di rabbia.
La psicoterapia può aiutare efficacemente la persona ad affrontare e risolvere questo problema.
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