Ammalarsi di stress

«…Questo lavoro mi stressa! …Questa relazione mi stressa! …Questa attesa è stressante! …Figlio mio, che stress! …Non ce la faccio più!»

Queste sono solo alcune delle frasi che in talune occasioni potrebbero uscire dalla nostra bocca.

Oggi lo stress è parte integrante della nostra vita, non esiste luogo o situazione che ci ripari dallo stress. Lavoro o vacanza ci possono stressare allo stesso modo, per poi non parlare del rientro verso la routine lavorativa.

Affrontare i piccoli problemi di tutti i giorni equivale a caricare di piccoli pesi il nostro organismo.

Nell’accezione corrente, lo stress definisce una reazione dell’organismo che permette di adattarsi di fronte ad una esigenza. Lo stressor o agente stressante è il fattore che costringe l’organismo alla ricerca dell’adattamento.

Possiamo distinguere degli stressor biologici (come ad esempio il rumore, gli sbalzi di temperatura oppure il cambiamento di fuso orario) e degli stressor psicologici (ad esempio la malattia di una persona cara, i cambiamenti di casa o lavoro, ostilità negli ambienti che si frequentano). Ma mentre un grado ottimale di stress (eustress) migliora lo stato di salute, affina le capacità apprendimento, di risoluzione creativa dei problemi, quando la dose sovrasta le nostre capacità i problemi incominciano e lo stato di tensione diviene eccessivo e patologico.

Le cause più evidenti di questo carico patologico di stress (distress) possono essere: il carico lavorativo e di responsabilità (ad esempio anche una promozione), la riduzione degli interessi e degli spazi personali, giudizi svalutativi, senso di incapacità.

Lo stress a questo punto può causare problemi e difficoltà nel prendere decisioni, nel rendimento lavorativo, difficoltà nelle relazioni interpersonali, disturbi della memoria e dell’attenzione, disturbi della sfera sessuale, depressione, ansia, bruxismo, problematiche psicosomatiche (tra cui deficit del sistema immunitario), obesità, intolleranze alimentari etc etc.

Ma come si può affrontare lo stress?

Ridere sembra alleviare fortemente gli effetti dello stress. Sembra che le persone che ridono spesso non provano meno stress, ma attraverso le loro battute e la capacità di riderci su, riescono ad affrontarlo meglio.

Infatti gli effetti fisiologici del riso somigliano molto a quelli dell’esercizio fisico: riduzione della tensione muscolare, del ritmo cardiaco e di quello respiratorio, seguiti da un effetto di rilassamento; questi effetti si estendono anche al sistema immunitario ed è stato anche ipotizzato che il riso causi un rilascio di endorfine.

Ridere insomma è una vera e propria terapia! Anche se si è soli, ridere fa bene. Ma ricordiamoci che ridere insieme è un ottimo modo per socializzare, per affermare valori comuni, per sentirsi vicini agli altri e serve per stemperare le inevitabili tensioni.

Come in tutte le terapie però, bisogna fare attenzione alle dosi. Ad esempio, quando si ride con eccessivo sforzo, in modo innaturale, il suo utilizzo eccessivo ed inappropriato può indurre stress, anziché evitarlo.

Quindi è importante:

  • cercare la sintonia con le persone che ci sono intorno, per ridere insieme e nello stesso modo;
  • non ridere senza il gusto di farlo: il rischio è di perdere la propria attrattività sociale stancando gli altri;
  • non utilizzare le risate per mascherare i sentimenti, ma per esprimerli, ridendoci su, prendendosi anche un po’ in giro;
  • poi può essere salutare riservarsi una via di fuga, concedendosi il “coraggio di scappare”;
  • permettersi di “leggere” le situazioni da un altro punto di vista;
  • imparare ad esprimere le proprie emozioni, maturare e saper modificare il proprio modo di pensare;

Ricordiamoci che in ogni momento lo stress può causare frustrazioni nella sfera del proprio sé, non permettendo di sentirci in armonia con il nostro corpo. Allora ci si sente sopraffatti, accerchiati ed in balia degli altri. Tutto questo può comportare un vero e proprio disagio da dover fronteggiare con delle strategie mirate.

Ricordiamoci che cambiare i ritmi è stressante (lavoro-ferie; vacanze-rientro…) e quindi rendere il più graduale possibile questo cambiamento, magari rientrando in città un paio di giorni prima del ritorno al lavoro, continuare a dedicarci dei week-end di riposo. Darci degli scopi e mantenere dei sani propositi, focalizzando l’attenzione sul risparmio ed il lento rilascio di quella energia accumulata durante i periodi di vacanza. Inoltre riuscire ad organizzare una strategia mentale finalizzata a fare le cose a piccoli passi.

Concediamoci il tempo di cui il nostro organismo necessita!

Per ulteriori informazioni
Roberto Ercolani

roberto.ercolani@psicologoweb.net

349.3520327

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